21 Novembre 2024
Parola del Parroco

SERVIRE LA VITA, SERVIRLA INSIEME

SERVIRE LA VITA, SERVIRLA INSIEME

Questo secondo bollettino ‘ Arcobaleno’ vuole fare da chronicon ai momenti salienti del cammino pastorale della nostra Parrocchia vissuto da dopo Pasqua fino ai mesi estivi.  Ma vuole anche far volgere il nostro sguardo al cammino che ci attende prossimamente.

Con la festa della Madonna del Rosario, infatti, inizia un nuovo anno pastorale per la nostra Parrocchia. Ogni anno pastorale è caratterizzato da alcune attenzioni sul vissuto della comunità parrocchiale, in riferimento al perenne appello alla conversione che ci rivolgono i segni affidabili della presenza del Signore

Risorto nel nostro tempo. Appello che, se recepito, ci fa stare sulla via che conduce all’adempimento della promessa di vita buona e di gioia piena che ci ha fatto nostro Signore, attraverso i beni e i gesti di cura che abbiamo ricevuto anzitutto dai nostri familiari e dal nostro popolo nel tempo dell’infanzia e della fanciullezza.

Un primo segno, non in ordine di importanza, è la persona e la parola del nostro vescovo; con la sua annuale lettera circolare ci indica alcune prospettive per la vita parrocchiale che scaturiscono da scelte diocesane già assunte.

Un’altra fonte dei segni del tempo, questa sì la più importante, è il vissuto di fede dei singoli e della comunità- quello che forma la Liturgia, l’ascolto della Parola del Signore e quello della Testimonianza della carità fraterna- con i suoi aspetti promettenti per il futuro e quelli che invece vanno cambiati o rivitalizzati. Infine c’è il vissuto del mondo, del creato e del tempo in cui ci troviamo a vivere, che sempre ci interpella alla testimonianza della nostra fede in Gesù di Nazareth.

Compito della Comunità parrocchiale e in specie dei gruppi parrocchiali di condivisione e di corresponsabilità pastorale, è quello di dare corpo, concretezza a queste attenzioni nel corso dell’anno pastorale.  Ebbene, cominciamo con la lettera circolare del nostro vescovo Francesco che, fin dal suo titolo ‘ Servire la vita, servirla insieme’, ci fa capire che, da una parte si pone in continuità con le lettere precedenti, ‘ servire la vita’ è stato infatti il leitmotiv delle lettere precedenti.

Dall’altra aggiunge la sottolineatura di quel ‘servirla insieme’: il Corpo della Chiesa, che è il Corpo animato dallo Spirito del Signore e il cui capo è il Signore stesso, in tutte le sue articolazioni territoriali e in tutte le sue membra, serve insieme, cioè ognuno fa la sua parte nel servire la vita dell’intero Corpo  e, in sintonia con le altre membra, ognuno fa la sua parte nel far divenire membra del Corpo del Signore gli uomini e le donne di tutti i tempi, a cui la Chiesa stessa è inviata. Questo titolo, poi, richiama il cammino sinodale della Chiesa italiana che il nostro vescovo, nella sua lettera fa oggetto della sua considerazione.

Il cammino sinodale giunge ora alla sua seconda fase, quella sapienziale, cioè del discernimento comunitario che scaturisce dall’ascolto dei vissuti personali e comunitari avvenuto l’anno scorso. In realtà, il vescovo inizia la sua lettera facendo il punto della situazione in riferimento al suo pellegrinaggio pastorale e alla revisione delle Comunità Ecclesiali territoriali. Infine, prospetta due percorsi, quello dei ministeri istituiti e delle comunità vocazionali e commenta, attualizzandolo, il brano biblico che fa da icona a questo nuovo anno pastorale diocesano: il cammino dei discepoli di Emmaus.

La stessa icona artistica, che ho fatto mettere in copertina al bollettino, riproduce questo cammino attraverso due quadri del ‘Ciclo di Emmaus’, dipinto da Arcabas per la chiesa del Pitturelo, a Torre de Roveri. Non sto a dilungarmi su questa lettera circolare che sarà oggetto di riflessione e condivisione soprattutto nel Consiglio pastorale, metto solo in risalto un passaggio iniziale della lettera che interpella anche il vissuto della nostra Comunità parrocchiale.

Il passaggio si trova nell’introduzione della lettera circolare, dove il nostro vescovo fa il punto della situazione sul pellegrinaggio pastorale e tra le altre cose, segnala un rischio: L’aspetto che merita maggiore attenzione è quello della testimonianza fraterna delle persone che vivono la comunità, soprattutto di coloro che si prodigano a sostegno delle numerose opere parrocchiali. Il funzionamento delle strutture e dell’organizzazione parrocchiale, rischia a volte, di prevalere sulla qualità delle relazioni di coloro che lo garantiscono, con il pericolo di perderne il senso. Un pericolo che trova riscontro in una distanza crescente tra la vita della parrocchia e quella dei parrocchiani, che alimenta un senso di frustrazione, non colmato dalla buona riuscita di una proposta e di un evento parrocchiale. Il criterio, che non vuol essere slogan, di “ servire la vita dove la vita accade”, rappresenta la necessità di tessere il rapporto tra fede e vita, vangelo ed esistenza, comunità cristiana e mondi vitali.

La segnalazione del seguente rischio invita ogni comunità parrocchiale ad una verifica che il vescovo sollecita attraverso queste domande: La verifica che siamo chiamati a compiere è provocata da alcune domande: quanto cresciamo in fraternità in ciascuna delle attività parrocchiali? Adottiamo questo criterio come misura della loro sensatezza? L’accoglienza che offriamo è la rappresentazione di un valore evangelico o semplicemente la passiva e a volte subita risposta a bisogni di varia natura? La premura per i più deboli è semplicemente risposta assistenziale o li riconosce come significativa presenza evangelica che dà forma alla comunità? La proposta della Parola di Dio, la celebrazione dei Sacramenti e, particolarmente dell’eucarestia domenicale, le opere, le attività e gli eventi sostenuti e promossi dalla Parrocchia si intrecciano con la vita delle persone e le raggiungono nel profondo? Siamo capaci di esercitare il criterio del “riconoscimento” della presenza e dell’azione del Signore e del suo Spirito e di restituirlo con narrazioni nutrite dalla speranza che ne scaturisce? Quali tentativi, quali scelte possono corrispondere a questi interrogativi e con quali modalità possiamo individuarle e attuarle?   

La nostra Parrocchia è ricca di iniziative anche ben organizzate e strutturate, ma il nostro vescovo ci chiede se queste iniziative educano alla fede in Gesù e alla formazione di quella vita fraterna che nostro Signore insieme ai discepoli ci ha testimoniato. Questo è l’orizzonte e il senso che le nostre organizzazioni non devono mai smarrire e che debbono lasciar trasparire nel vissuto stesso. Se la fede in Gesù non dà forma alla vita del singolo e della comunità, neppure può portare verità e compimento alla bontà dei legami personali e comunitari.

Cerchiamo allora tutti di farci interpellare dalle domande del nostro vescovo Francesco e viviamo questo nuovo anno pastorale come occasione per divenire più capaci di servire insieme alla vita buona della nostra comunità e di quanti, per varie ragioni, bussano alle porte della nostra Parrocchia. A questo proposito, voglio costituire entro l’anno un gruppo liturgico che curi l’intreccio decisivo, il circolo virtuoso, tra liturgia e vita e che faccia poi da regia ai gruppi di operatori pastorali che sono al servizio della liturgia. A tutti e in particolare agli operatori pastorali, auguro un buon cammino pastorale!

Don Eros